Dirigente accompagnatore Dario Meneghini
Dirigente accompagnatore Massimo Romagnoli
Dirigente accompagnatore Delfino Savino
Giocatori:
Riccardo Conti PORTIERE
Antonio Sportiello DIFENSORE
Filippo Pascarella DIFENSORE
Manuele Termini DIFENSORE
Alessandro Delfino CENTROCAMPISTA
Diego Meneghini CENTROCAMPISTA
Daniele Tota CENTROCAMPISTA
Alessandro Tota CENTROCAMPISTA
Samuel Romagnoli CENTROCAMPISTA
Davide Morucchio CENTROCAMPISTA
Andrea Cannella ATTACCANTE
Alberto Atzori ATTACCANTE
sabato 24 aprile 2010
GENERAZIONI A CONFRONTO
Cari amici e amiche buonasera.
Un vecchio proverbio calabrese recita così: “Botti e panelli fannu i fighhiòli belli”. Ma è davvero così? Servono le botte per far capire ad un figlio come bisogna comportarsi nella vita e per fargli capire cos’è il rispetto e l’educazione? Bella domanda. A volte si, a volte no, a volte bisogna affidarsi alla sorte sperando di avere un pò di fortuna. E’ un discorso opinabile. Possiamo, però, dire con certezza che le nuove generazioni sono molto diverse da quelle precedenti. In negativo s’intende.
Eppure i nostri nonni, i nostri padri, sono cresciuti in un’epoca difficile, dura, spietata, all’insegna del sacrificio, della fame, dell’emigrazione, ma da sempre si sono distinti e si distinguono per qualità morali, educazione, rispetto, valori e principi di ogni genere. Oggi è l’epoca del tutto e subito, è l’epoca del denaro, l’epoca del lusso. I nostri giovani non sanno accettare un no, sono molto fragili e alle prime difficoltà accusano il colpo.
Oggi è un mondo depresso.
Sono molti i fattori che hanno determinato questa triste situazione: il miglioramento in termini economici ha portato ad un cambiamento di stili di vita della nuova gioventù. E fin quì tutto normale. Il problema è che si ragiona pensando che è tutto dovuto, tutto facile da raggiungere, ma è solo un’illusione, e dietro l’illusione il baratro.
Sono cambiati anche i sogni, i desideri, le speranze: 50 anni fa si pensava solo a sopravvivere, il nemico non scherzava, incuteva paura, si chiamava fame e povertà. Le ore di lavoro erano tante, troppe. Le mattine iniziavano all’alba e prima che il gallo cantasse si era già sulla strada che portava nei campi. Il lavoro era duro, pesante, ma dentro il cuore tanta dignità. La sera si tornava a casa senza un briciolo di energia ma con tanta felicità, del resto, ogni giorno era un giorno in più per amare, un giorno in più per sognare, un giorno in più per vivere. Era il periodo delle serenate sotto il balcone della fidanzata, era l’epoca dei capelli alla Elvis Presley, era l’epoca delle canzoni che sono rimasti indelebili nella nostra memoria.
Purtroppo, una nave non può rimanere ancorata in un porto, non avrebbe ragione di esistere, deve navigare per il mondo, affrontando tempeste, onde e venti di ogni genere.
Fare i genitori nel 2010 è un’impresa, crescere dei figli e farli diventare uomini è un capolavoro.
E pensare che in un’epoca dove non ci sono più guerre mondiali, d’indipendenza e quant’altro si potrebbe stare meglio, invece si sta peggio. Si vive male, con pochi sorrisi e molti malumori. Il consumo di alcol è notevolmente aumentato tra le giovani generazioni, toccando picchi sorprendenti tra i quattordicenni e le ragazze. Pur con le opportune cautele, è possibile stimare in 300mila maschi e oltre 160mila femmine di età compresa tra i 14 e i 17 anni, il numero dei giovani maggiormente a rischio, in quanto bevitori di amari e liquori, le bevande a più alta gradazione. L’aumento del numero di coloro che abusano, per quanto difficile da stabilire con precisione, è testimoniato dall’elevata frequenza di problemi alcol-correlati.
Nell’immaginario collettivo dei giovani, per di più, l’alcol non viene percepito come un fattore di rischio, tutt’altro: il bere viene associato a momenti di gioia e di benessere. Si beve per ubriacarsi.
Un dato che fa piangere anche se alla fine non si piange neanche più.
La televisione di oggi non aiuta, è spazzatura vera e propria. Ne fanno parte modelli che danno esempi sbagliati o che non rispecchiano la realtà che è terribilmente diversa.
“Vorrei giocare con la maglia amaranto, quella che indosso mentre canto, e mentre canto una canzone degli ultrà, a modo mio, vorrei giocare una partita anche io”. Da brividi il canto dei tifosi della Reggina che amano una maglia di colore amaranto. Già, la maglia, quella che sognano di indossare tutti i ragazzini che si apprestano ad iniziare a giocare a pallone. Quella stessa maglia che un certo Balotelli ha gettato per terra davanti a milioni di spettatori, un gesto brutto, triste, sgradevole, osceno, immorale. Un’azione compiuta da un ragazzo di 19 anni che percepisce 2 milioni di euro l’anno per giocare a pallone. Indifendibile. E’ stato un gesto che ha umiliato il calcio, gli sportivi, una generazione. Un personaggio pubblico che dovrebbe dare l’esempio ma che invece persevera in atteggiamenti a dir poco irritanti verso chiunque, verso un popolo che l’ha accolto come un gattino indifeso trovato per strada, un popolo che l’ha proposto anche alla nazionale di Lippi.
Balotelli preoccupa e non poco. La sua sfera nervosa è da tenere sotto controllo. Che il ragazzo non fosse tanto “normale” lo si era intuito l’11 marzo 2009: all’Old Trafford si disputava il ritorno degli ottavi di finale di Champions League tra Manchester e Inter. In un’azione di gioco il giovane attaccante dell’Inter si scontrò con Cristiano Ronaldo, pallone d’oro in carica, quest’ultimo cadde a terra, con l’interista che con gesti assurdi intimava al portoghese di rialzarsi. Un episodio che esalta la presunzione di un giovane calciatore alle prime armi contro un campione, il campione, quel Cristiano Ronaldo che tutti conosciamo.
Chi pensava che Balotelli potesse diventare un campione si sbagliava di grosso. Non basta saper tirare 4 calci ad un pallone per essere etichettati come dei campioni. Campioni si è soprattutto fuori dal campo. Campione è Zanetti, campione è Eto’o, campione è Milito, campione è Sneijder, campione è Del Piero, campione è Buffon, campioni erano Baresi, Maldini, Van Basten, Gullit. Fenomeni sono Messi, C. Ronaldo. Balotelli probabilmente non è nemmeno un calciatore.
Il mondo che vorrei? Generazioni di ieri col benessere di oggi. No, non si può. Portare avanti degli ideali si, quello si. Bisogna lottare solo per le cose senza le quali, non vale la pena vivere. Una su tutte: la libertà. Ma oggi l’Italia è un paese libero? Forse si, forse no, punti di vista. In realtà no, non lo è affatto. Il discorso è ampio, merita riflessioni approfondite.
Una concedetecela: ieri c’è stato lo scontro tra Berlusconi e Fini, i giornali e telegiornali ne hanno ampiamente parlato. In sintesi, Berlusconi dice che chi non si allinea al partito deve andare via. E come lo dice, con tanto di arroganza a seguito. Fini risponde dicendo che non c’è scritto da nessuna parte che in uno stesso partito una persona non può avere le proprie idee.
Del resto, Fini in questo caso fa esempi pratici che ogni cittadino italiano condivide: è inammissibile che un medico debba denunciare alle forze dell’ordine un clandestino che ha bisogno di cure o una persona irregolare che sta per partorire.
E’ la riconoscenza dov’è? Forse Berlusconi dimentica che Fini ha rinunciato al simbolo, ex Alleanza Nazionale per fare parte del PdL.
Come finirà? Staremo tutti a vedere.
La politica è tra l’incudine e il martello? “Quandu si incudini statti, quandu si marteddu batti”. Buona serata a tutti.
Rosario Ligato
http://www.mediterraneonline.it/2010/04/23/generazioni-a-confronto/
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complimenti mister
RispondiEliminamister la PROSSIMA LA VINCIAMO E SOLO CHE MERCOLEDI NN POSSO VENIRE MI SONO OPERATO AL PIEDE MA VI VENGO A VEDERE
RispondiEliminaSalve, sono nuovo qui a Druento, ho 23 anni e vorrei provare a fare un casting nel Druento calcio per persone piu grandi, sempre se c'è la squadra..perche non riesco a trovare niente a riguardo..sono un portiere..spero che mi potete dare un contatto telefonico all'email diamondavide@live.it in modo che posso mettermi in contatto con qualcuno, spero mi rispondete presto.
RispondiEliminaUn saluto, Davide.